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Some random vulgarity to let you know how much we stàmo a pezzi (cit.)

RomeCamp2008
(image by China_Blu – col titolo cito uno dei titoli di post più belli che abbia mai visto, opera di Brugo di non so quanto tempo fà..)

Come giustamente mi fa notare Ema, è arrivato il momento di tornare a scrivere su queste paginette.
Ho archiviato uno dei weekend fisicamente più provanti degli ultimi anni: il RomeCamp, il freddo, disavventure varie (multe, gomme bucate), il traffico romano, le bestemmie e progetti epocali di maestose porcate. Questa volta mi sono veramente massacrato.
Ma col sorriso sulle labbra.

Del camp posso dire principalmente due cose: che c’ho capito molto poco visto l’alto livello tecnico e che finalmente ho potuto abbracciare gente con cui sono in contatto da mesi ormai via blog, twitter e cazzilli vari.
Bello, molto bello.
Ovviamente mi riferisco a Stefano, Luca, Giuliana, Luca, Alessandra e Alfio.

Una cosa figa dei barcamp è la possibilità di beccare l’esperto di turno per chiedergli delucidazioni, fondamentali vista la mia innata capacità di capire cazzi per treni merci: così non posso che salutare anche Dafne e Luca, quest’ultimo gentilissimo nel rispondere alle nostre domande nonostante dovesse presenziare ad altri speech.
Credo che in queste occasioni limitare il numero degli interventi sarebbe forse una cosa buona, di modo da lasciare spazio a chi deve illustrare una data tematica. Dico questo perché inizialmente da quel che aveva detto Luca avevo capito una roba assurda. Assurda al punto che ironizzai sul twìttero riguardo la cosa. Poi vabbè – come detto prima – mi sono fatto spiegare per bene. E ringrazio ancora per la disponibilità.

Che poi a pensarci bene l’abbiamo accerchiato inizialmente con un fare alla “squadrone delle morte” bwhuahuahahaaha.

Ehm.. proseguiamo.

Di quel weekend porterò dietro anche il ricordo delle risate fatte.
Dio quando abbiamo riso. Da stare male.
Non sto scherzando: un po’ per quello, un po’ per il freddo ho sofferto di un fastidioso maldigola fino praticamente a ieri notte. Ho un po’ il rammarico dell’assenza del terzo porno-debosciato: fosse sceso pure Fede penso che avremmo seriamente rischiato la vita. Ma avremo modo di rifarci.

Altra roba spassosa del camp è stata la cosa di arrivare a spiegare qualsiasi concetto con la funzione “figa -> soldo -> merda”. È una roba un po’ complessa, un giorno vi spiegherò per bene come si realizza ‘sta cosa. Il giorno che vi illustrerò il progettone “startup della tetta”.

A proposito di “figa”: cercando per una volta di non mostrare il mio lato bestiale devo ammettere che mi sono trovato davanti un discreto numero di donne, a conferma del fatto che la concezione maschilistica della geekness è decisamente superata.

Ah poi vabbè al camp ho pure beccato facce amiche come quelle di Giovanni, Chiara, Ermanno, Marco, Eugenio, Umberto, Chiara, Fabrizio e Donato. Sempre un piacere ritrovarli.
Ah tra l’altro c’è una blogbeer pre-natalizia da organizzare eh.

Di cose ne sono successe proprio tante. Magari più avanti ci tornerò sull’argomento. Vedremo.

Chiudendo un attimo il discorso RomeCamp non posso esimermi dal parlarvi prevemente dei miei ultimi due acquisti tecnologici: un telefonino nuovo e il Dell Inspiron Mini (che finalmente è arrivato cazzarola).

Il primo è un Nokia E51 molto business, molto wireless, molto profescioAnal.

Del secondo v’avevo già accennato qualcosa. È stato bello perché, appena alzato sono andato sul sito della Dell per verificare lo stato dell’ordine e ho trovato la scritta “consegnato”. Alché mi sono alzato per trovarlo di là in salotto.
Non male. Il netbook è esattamente come da recensioni: piccolo, leggero, rapido all’avvio e con una discreta autonomia delle batterie. L’unica difficoltà che ho trovato nell’utilizzo è quella di avere i tasti della tastiera (..) tutti molto ravvicinati. Devo prenderci un po’ la mano.

Bene, credo di avervi aggiornato almeno in parte sugli ultimi accadimenti.
Qua stiamo tutti malaticci. Tra l’altro la combo bagordi+freddopino ha messo in ginocchio quasi tutti.
Speriamo di rimetterci in sesto al più presto.
Ci si rilegge. See ya.
Sia – Buttons (CSS Remix) [mp3]

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Proud to be part of it

La due giorni de “Il Sorpasso” è terminata.

Non vi parlerò però tanto di musica, artisti, pubblico e (mal)tempo.
Cioè anche si.
Però in modo marginale. Perché di questa esperienza mi porterò dietro altro.

Come l’essermi ritrovato tutto a un tratto assieme ad un manipolo di persone speciali, gente che leggo ormai da un po’, gente di cui ho potuto apprezzare la simpatia oltre che le conoscenze musicali, persone che mi hanno cagato anche inaspettatamente considerato il fatto che in fin dei conti neanche mi conoscevano. Ecco.

È questa la cosa più bella di tutti questi giochi che si chiamano blog, twitter, ecc. : sto conoscendo bella gente, con cui condivido passioni che ahimé sono estranee alla maggior parte delle mie amicizie.
Eccezion fatta per il prode Derrik a cui va fatto un plauso in tal proposito visto che è quasi sempre presente nel momento della battaglia.

Zen Circus
(Zen Circus – picture by Cherry Blossom G1rl)
Le mie passioni.
Questo weekend è stato prepotentemente all’insegna di una di queste, forse la più grande: tra Venerdì e Sabato ho avuto il piacere di sentire artisti come Ardecore, Zen Circus, Dente, Paolo Benvegnù, Vasco Brondi (davvero emozionante), Albano Power, Cat Claws, Babelot, Superpartner, The Niro (visto per la prima volta dal vivo, spacca), Comaneci, Gonzo48k, Settlefish (potentissimi), Giardini di Mirò (grandi, nonostante gli inconvenienti tecnici) e diversi altri.

luci della centrale elettrica
(Le Luci Della Centrale Elettrica – picture by me.laura)
Insomma davvero tanta, tanta roba.
Forse anche troppa roba, difficile da assimilare tutta insieme.

Dio ho una confusione in testa che mezza basta.

Mi fa incazzare da morire invece il fatto che qua in italia quando si parla di musica si pensi solo a Biagio Antonacci, Caparezza, Elii (a cui vanno in ogni caso affetto e stima infiniti, per carità) e i Baustelle. C’è davvero tanto altro là fuori.
E di ben altro spessore se vogliamo dirla proprio tutta.

Gonzo48k
(Gonzo48k – image from Flickrmica l’ho trovata una foto della loro esibizione..)
Dicevo.

Bello, davvero bello esser stato lì per uno come me che era alla sua prima esperienza con un contesto del genere.

Bello al punto che sono andate in secondo piano cose come qualità e quantità del pubblico (specie quello della prima giornata) o come il tempo variabile che per fortuna non ha rovinato la seconda giornata (anche se ha piovuto fino a poco prima dall’inizio delle performance, facendomi temere il peggio).

Settlefish
(Settlefish – picture by Cherry Blossom G1rl)
È stato anche faticoso, lo ammetto.

I gruppi si sono alternati sui due palchi ogni mezz’ora.
Finiva un gruppo e iniziava subito l’altro.
Sono rientrato a casa che ero stravolto.
Stravolto ma contento.
Felice di aver vissuto un’esperienza del genere e desideroso di ripeterla al più presto.

Giardini di Mirò
(Giardini di Mirò – picture by Cherry Blossom G1rl)
Mi rendo conto probabilmente che i fatti dello scorso weekend non rappresentano niente di così tanto eclatante ai più. Per me invece sono stati momenti in qualche modo speciali.
Sarà magari ridicolo, ma è stato gratificante ritrovarmi spalla a spalla con persone che fino a poco tempo fà erano solo delle entità a cui ho finalmente potuto dare un volto, una forma concreta.

Quindi posso archiviare questa esperienza con lo spirito di un bimbo appena tornato da una vacanza-studio in Inghilterra, felice di aver in qualche modo fatto amicizie che mi auguro proseguano nel tempo. Quindi un grazie sentito a Max (spero ricapiti presto occasione di rivederci), a Giorgio e ai due panda-soci.

Come dicevo ho deciso di affrontare l’argomento mettendo in primo piano l’impatto emozionale che ha avuto su di me.
Che come potete capire è stato forte.
Sperando sia un punto d’inizio.
Non che sia stata una roba alla “Tutti insieme appassionatamente”.
Però, lo ammetto, poco c’è mancato per quanto mi riguarda.

Davvero, mi si è aperto un mondo davanti.
Visto che oggi mi riesce impossibile caricare i singoli mp3 su tutti i servizi di file hosting ho pensato di prepararvi uno zippone unico. Così facciamo prima.

Queste le tracce incluse:
Zen Circus – Figlio di Puttana

Le Luci Della Centrale Elettrica – Per combattere l’acne

Cat Claws – Make a Wish

Gonzo48k – Fear of You

Settlefish – Summer Drops

Giardini di Mirò – Broken By
Ovviamente è tutta roba che avete già.
Ma qualcosa la dovevo pure postare no?


Il Sorpasso [zip]

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Gente prestigiosa che coverizza gente prestigiosa #2

Album Covers
In questi giorni immediatamente precendenti le uscite ufficiali dei dischi (che ormai abbiamo ascoltato tutti grazie ai leaks estivi..) al solito viene pubblicato in giro per la rete un sacco di materiale sonoro con lo scopo di tenere sulla corda i vari fans e generare hype presso noi fomentati-presunti-espertoni-di-musica-che-in realtà-al-massimo-siamo-degli-hipster-vattelappesca.

Però oggettivamente escono fuori belle cose, collaborazioni (delle volte anche improbabili quanto innaturali, tocca dirlo: l’accoppiata Jack White/Alicia Keys per quanto la canzone sia carina nun se può sentì) ma soprattutto cover di qualità.

Eccone alcuneche ho trovato in rete. Se poi ci prendete gusto c’è sempre la tag cover da esplorare.
Bodies of Water – Everybody Hurts (R.E.M. Cover) [mp3]

Dashboard Confessional – Better (Regina Spektor Cover) [mp3]

Division Day – More Than This (Roxy Music Cover) [mp3]

Of Montreal – Jimmy (M.I.A. Cover) [mp3]

St Vincent – These Days (Jackson Browne Cover) [mp3]

The Acorn – Good Enough (Cyndi Lauper Cover) [mp3]
(per i pelandroni – eh Ste’? – c’è anche uno zippone.. )

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the world is spinning around and we don’t know why

Vertigo
Oggi il tempo passa davvero lentamente.
Ho il sospetto che andando avanti così questa settimana non finirà mai.

Almeno oggi guardando fuori dalla finestra assisto al lento declino della stagione calda in favore dell’autunno, mai così tanto atteso da queste parti.
C’è il sole ma fa meno caldo. Si sta bene.

È già qualcosa.

Così nonostante il mondo sembri girare vorticoso attorno a me continuo a nutrire speranza nel futuro prossimo, continuando a credere che tutto si metterà pian piano sui binari giusti.

Bisogna solo tenere duro.
E a lottare giorno per giorno.
Andando avanti, superando difficoltà.

È cosa fattibile.

Vediamo quanto riesco a resistere.
Vediamo quanto cavolo posso valere.
Denison Witmer – Champagne Supernova (Oasis Cover) [mp3]
(via MOKB)

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The One AM Radio

The One AM Radio

The One AM Radio is the musical project of Hrishikesh Hirway, a composer and songwriter from Los Angeles. The One AM Radio’s sound is often characterized by Hrishikesh’s lush, soothing vocals over dream-like instrumental arrangements. He does most of his own recording, playing several of the instruments and producing all the beats; the style borders electronica, folk, post-rock, chamber music, and ambient music. Live, he is joined by a changing line-up of accompanists.

Born in Massachusetts, Hrishikesh began The One AM Radio while a student at Yale University, where he studied art and film. Despite their sound, The One AM Radio has often played shows and released records within the DIY hardcore punk scene. Hirway’s family is from India, and in 2005, Hrishikesh moved to Mumbai to work on his music. He returned to Los Angeles in 2006.

The One AM Radio’s second album, “A Name Writ In Water,” was named by Time Out New York as one of the top 10 albums of 2004. A set of remixed tracks from that album was put out as an ep in January 2005, entitled “On the Shore of the Wide World.” The EP was the #1 download in iTunes’ electronic genre for 3 weeks upon its release, and stayed in the top 10 for another 3 weeks after that. The first track on the ep, a remix of “What You Gave Away” by alias, was licensed by Pontiac for a commercial that aired September 2006.

(from Wikipedia)

Io invece vi propongo una traccia sentita stanotte su Blip.fm, tratta dal suo terzo album intitolato “This Too Will Pass”, pubblicato nel 2007 per Danger Records. Canzone semplice come ha scritto Giuditta. Ma bella davvero.

The One AM Radio – In The Time We’ve Got [mp3]

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And all around us people slept alone with their dreams

Sea Wolf
(image from Rock Insider)
Capita spesso che non riesca a prendere sonno.
Delle volte è una vera impresa dormire.
Allora – lo faccio quasi sempre – accendo il pc e mi guardo attorno in rete.
Stanotte è capitato di ascoltare un paio di brani di tale Alex Brown Church e i suoi Sea Wolf. Che mi ha catturato subito.
Mosso dalla curiosità ho cercato al solito su Wikipedia.
Questo è ciò che ho trovato:

Sea Wolf is a band lead by Alex Brown Church, an indie rock musican based in Los Angeles, California. Church attended film school at NYU and was a founding member of a group called Irving in 1998. Many of the songs he wrote as a member of Irving didn’t fit the group’s style, and so Church began performing as Sea Wolf with a rotating ensemble of backing musicians, playing locally in Los Angeles and recording demos in Seattle with famed producer Phil Ek (Band of Horses, The Shins, Fleet Foxes). Sea Wolf signed to Dangerbird Records in 2007 and released an EP and a full-length, the latter of which hit #24 on the Billboard Heatseekers chart.

Most recently, Sea Wolf gained popularity as the band’s song “You’re a Wolf” was featured in a General Motors ad for the 2008 Chevrolet Malibu Hybrid during the Beijing Olympic Games.

In addition to Alex Brown Church, the other members of Sea Wolf are currently Lisa Fendelander (keyboards), Theodore Liscinski (bass), Catherine Odell (cello), Joey Ficken (drums) and Aaron Robinson (guitar).

(from Wikipedia)
Non posso che dar ragione a chi lo apprezza: ottimo progetto, bellissimi pezzi.
Consigliatissimo. Ma è probabile che lo conosciate già.
Di solito io arrivo sempre in ritardo per queste cose.
Sea Wolf – Leaves In The River [mp3]

Sea Wolf – You’re a Wolf [mp3]

Sea Wolf – The Garden You Planted [mp3]

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I’ll Catch you. Someday. Somehow

Get Up Kids

Domenica pomeriggio. Fuori è caldo.
Ci si può perdere osservando il blu intenso di questo cielo.
Mi ritrovo qua a raccogliere le idee, a cercare di mettere insieme i perché e i per-come di un Sabato sera incasinatissimo, assurdo, da non ripetersi assolutamente.

E nel frattempo – tanto per cambiare – ascolto musica. Tanta. Troppa.
Ma sicuramente giusta.
Rientrato a casa ho letto l’ultimo post di Bluto. Pesantissimo. Non tanto per la chiusura in sé del blog (che era nell’aria da tempo) quanto per il fatto che – come lui stesso ha detto – deve sistemare ed organizzare tanti aspetti prioritari della propria vita. Non posso che augurargli tutto il meglio. Perché – anche se non l’ho mai visto di persona – lo considero un amico, uno con cui a livello di ascolti musicali ci siamo trovati subito, uno che come me ama oltre alla musica anche un certo tipo di cinema ed i colori rossoneri. Un grande, insomma. Come già gli ho scritto, spero possa tornare presto a scrivere perché la blogosfera si sta riempendo di tanti fanfaroni come me, mentre lui è uno di quelli che appartiene a quella sorta di vecchia guardia che tanto ha prodotto (e tanto continua a produrre) contenuti di qualità. E non solo per quanto riguarda la sfera musicale.
Vecchia guardia che non tradisce mai, che produce post belli da farti mangiare le mani. Che riesce sapientemente ad unire all’informazione anche quelle sfumature personali legate ai ricordi, ai sentimenti, alle delusioni e alle speranze. Insomma gente che scrive da Dio e che tratta sempre di cose belle. Non “interessanti”. Belle. E basta.

E proprio prendendo spunto da una di queste mie letture mi sono avventurato nell’ascolto di “Something To Write Home About” dei The Get Up Kids. Disco che non conoscevo. Che non potevo conoscere, visto che in quegli anni ero troppo preso dall’ultimo rantolo di ciò che fu il brit-pop. E così capitò di perdermi certe perle memorabili. Altra lacuna gravissima maturata in quel periodo è stata infatti il mancato ascolto di “In The Aeroplane Over The Sea” dei Neutral Milk Hotel. Sarò noioso, ma ringrazio il cielo di aver conosciuto quella “vecchia guardia”. Senza di loro continuerei a perdere tanto. Invece ora posso provare a rimediare, ad illudermi di poter recuperare un tempo perso che ovviamente non tornerà mai più. Ma almeno ora posso sapere cosa non ho vissuto. Ignorare il passato uccide. Lentamente ed inconsapevolmente.

Son passati quasi 10 anni. Era il 1999 quando i Get Up Kids pubblicarono quel disco. E Cristo, a me sembra ancora ieri. Gli anni del passaggio dal liceo all’università. Periodo di transizione. Periodo bellissimo, indimenticabile ed incompleto in egual misura.

The Get Up Kids – Action and Action

Something To Write About probabilmente non è il disco più bello della storia. Ma rimane un discone.
Un disco che non credo però possa mettere tutti d’accordo. Sorrido nel contrapporre le belle parole di JunkiePop e Marco Lorenzi per RockLine.it alla stroncatura di Brent DiCrescenzo letta su Pitchwork.
Singolare come il 99% delle volte io non riesca ad essere d’accordo con le robe che scritte da quei tizi . Il punto però è che la musica non è una scienza esatta. Lo sono le regole dell’armonia, ma non lo è la capacità di questa di regalare emozioni, di sapersi ritagliare uno spazio nella mente di chi l’ascolta. Confondere un esercizio di stile sonoro per una bella canzone è la più grossa stronzata che si possa fare. Come è una grossa cazzata quella di perdersi in ragionamenti del tipo “è commerciale, è così, è cosa, blablabla”: un disco è bello o brutto. Piace o non piace. Stop.
Ribadisco: la musica è roba di cuore, non di cervello. E questo è un disco che mi sta entrando dentro. Sempre più, ogni volta che lo riascolto. Ed ora che scrivo l’ho rimesso su per la terza volta consecutiva.

Disco da avere assolutamente. Non fermatevi alle recensioni. Ascoltatelo.
Io non me ne sono pentito.

The Get Up Kids – Valentine [mp3]
The Get Up Kids – Red Letter Day [mp3]
The Get Up Kids – I’ll Catch You [mp3]

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Some Sinatra, just for us

Secret Stars

Ho avuto modo di sentire qualcosa dei Secret Stars.
Era il 1993 quando Geoff Farina dei Karate e Jodi Buonanno formano un duo la cui musica spazierà nel folk acustico. E dire che a quanto ho letto avevano iniziato quasi per gioco, con l’intento di scrivere canzonette d’amore per i loro amici. Finiranno col produrre brani bellissimi, in cui anticipano elementi dell’indie attuale come per esempio certe sonorità che mi ricordano tanto quelle dei Death Cab For Cutie.
In rete non si trova molto, oltre a questa pagina non ufficiale MySpace e qualche altra info su Last.fm.
Rispettivamente nel 1996 e nel 1998 i Secret Stars pubblicano due album intitolati TSS e Geneologies – entrambi per Southern Records – dai quali vi propongo tre tracce. Bellissime.

Secret Stars – Your Life to Live [mp3]
Stars – Wait [mp3]
Secret Stars – Some Sinatra [mp3]
(lo so, questa l’ho postata in post precedente ma chissenefrega)

“Geneologies” soprattutto merita secondo me d’esser ascoltato e riascoltato, chiaro esempio di quanto la musica di un certo livello non perda mai di fascino nonostante il passare del tempo.
E poi è anche bello abbandonarsi ad un po’ di romanticismo ogni tanto.

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Early in the morning

Maledizione mi sono svegliato anche oggi alle 5.30. Cinque e mezza, già.
Fanculo, non si capisce proprio perché mi sveglio sempre a questi orari del cazzo.
Troppo presto. La cosa che fa incazzare ulteriormente è che capita sempre in mattinate che dovrebbero essere tranquille.
“Potevi dormire un po’ di più oggi che potevi”
Ari-vaffanculo, a riuscirci lo facevo, no?!? Lasciam perdere va…

Un breve momento di piacere me lo ho dato invece la lettura di questo articolo (trovato via BrooklynVegan) secondo il quale Kele Okereke dei Bloc Party, gente dei Foals e dei Neon Neon se le sarebbero date (più che altro le hanno prese) di santa ragione assieme a membri (nel senso di teste di cazzo, a quanto leggo) dell’entourage dei Sex Pistols capitanati da John Lydon (si proprio lui, Johnny Rotten). Pure nel cosidetto mondo “indie” ci si riempie di schiaffoni.
La cosa mi scalda il cuore, anche se non avrebbe dovuto lasciarmi sorpreso: in fondo si parla di “rock”, ed il rock è anche rabbia, sangue e dolore. E potenzialmente anche botte da orbi quindi.

In questi giorni ho sentito parlare del RomeCamp 2008. Io sarò presente, anche se non ho capito bene come partecipare. Certo è che sono disponibilissimo a rendermi utile in qualche modo, anche se – in caso – mi va benissimo il poter andare lì per solo ascoltare gli altri. Non pensavo si potesse fare, EddyPedro mi dice che non si potrebbe, ma lo si fa. Sarebbe interessante rendere significativa la mia presenza, ma al momento non ho idee su come/cosa proporre. Poi ovviamente manco delle competenze per poter affrontare uno speech di fronte a tanti esperti. Meglio sta’ bboni, va. Almeno per ora.
E poi mi ci vedete ad illustrare slide e fare discorsi tecnici di fronte ad un Giovy, un Andrea Beggi o un Lele Dainesi? Ribadisco, meglio stare buoni.
Sarà una figata, anche perché – spero – tanti amici scenderanno (o saliranno) a Roma.
Incontrare e abbracciare persone conosciute tramite la blogosfera è la cosa più bella.
Idea ispiratrice che mi ha spinto a partecipare poco tempo fa alla mia prima BlogBeer. Che già non vedo l’ora di farne un’altra.

Sono ormai le 7 passate e mi ritrovo a scrivere cagate qua e su blog altrui. Delle volte la gente farebbe bene a chiudere i commenti: è incredibile la quantità di cazzate che lascio in giro nei blog altrui. Di questo passo mi banneranno in qualche modo.
Già, ‘sti maledetti “post”. Scriverne di propri e commentare quelli altrui. E le classifiche ed il pagerank. E questo e quell’altro. Sarà che sono tutto sommato nuovo da queste parti, sarà che sto vivendo ancora la fare “romantica” dell’attività di blogging (che non so se esiste come termine ma delle volte è faticoso – ne parlavo ieri con Oscar – quanto il fare “jogging”) però certi “quantocellollunghismi” (leggetelo tutto e velocemente e capirete) non li comprendo proprio. Che poi, come ha detto Andrea (parlando dei N.E.R.D) ad avercelo troppo lungo si finisce col pisciare per forza di cose ogni volta fuori dal vaso.
Anche perché qua in Italia la figura del blogger di professione neanche esiste. Almeno credo.
Magari si parla al massimo di “collaborazioni”. Comunque di secondi lavori. Boh. Anche sticazzi comunque.

Meglio chiudere qui ‘sta serie di pensieri deliranti. Che la giornata è lunga ed io mi devo inventare qualcosa per sfruttarla al meglio.

Sublime – What I’ve Got [mp3]

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I hear you’re nighttiming baby

Jason Schwartzman pic
(via Audio Bee)
In un momento di cazzeggio (uno dei tanti..) m’è capitato di vedere una foto di Sparacina, di leggere il commento di Enzo “Polaroid” e di incuriosirmi al punto da iniziare le mie ricerche sul personaggio nella foto in questione.
Chi è ‘sto “J.”? Cos’è “Coconut Records”? Cos’è quella borsa?
E’ presto detto.

Effettivamente è un volto familiare quello di Jason Schwartzman, visto recentemente ne “Il treno per Darjeeling” (qui un simpatico riassunto della trama) di cui, oltre che essere uno dei protagonisti, è anche co-autore. E mi sarebbe dovuto sembrare ancora più familiare visto il suo passato nei Phantom Planet come batterista.
Oltre a proseguire con la carriera d’attore (se siete curiosi Wikipedia al solito vi può essere utile), Schwartzman inizia nel 2006 i lavori sul suo progetto solista Coconut Records che lo porta poi alla pubblicazione l’anno succesivo di “Nighttiming“, simpatico disco indie pop. Gradevole al punto da far passare quasi in secondo piano la delusione per non aver potuto vedere i dEUS dal vivo oggi. Vabbè.
Vi lascio un paio di tracce estratte dal suo disco. Enjoy

Coconut Records – Nighttiming [mp3]
Coconut Records – Minding My Own Business [mp3]

(per chi si stesse aspettanto la soluzione alla terza domanda sappiate che sto impunemente facendo er vago)

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Now Listen Up!

gossip
(qui le altre foto)
Serata gradevolissima quella di ieri.
Battles e Gossip on stage per la Festa dell’Unità alle Terme di Caracalla.
Sensazioni differenti che si son alternate durante la serata.
Dal fastidio per il bidone tiratomi da una persona, al piacere di averne incontrate casualmente di altre.
Dall’imbarazzo di essermi visto i Battles stando dietro GiorgioP, GiuliaB e Colas senza dir loro neanche una parola (della serie “vado, li saluto e gli rompo i coglioni dicendo loro che li leggo abitualmente e che li ascolto sempre in radio? Mmm anche no, meglio farsi i cazzi propri”) all’esaltazione nell’ascoltare “Atlas” dal vivo, con la voglia matta di ballare che non riesce a farti stare fermo nonostante tutto l’impegno di questo mondo a mantenere una certa compostezza.

Battles – Atlas (live)


(mi scuso per l’eventuale mal di mare causato dalla visione del video)
Compostezza poi andata definitivamente a puttane nel momento in cui Beth Ditto ha avviato l’esibizione dei Gossip cantando “Psycho Killer” dei Talking Heads per poi tuffarsi nella fighissima “Listen Up!”.
Si è passati da dei ritmi disco a momenti soul in cui tutto s’è rallentato per poi riaccelerare improvvisamente con vero spirito rock’n’roll.
Come quando hanno suonato “Jealous Girls”.

Gossip – Jealous Girls (live)


O quando hanno chiuso in bellezza con “Standing In The Way Of Control”.
Bello. Divertentissimo.
Beth Ditto è una forza della natura. Tutto vero. Carica esplosiva. Dolce, simpatica. Anche sensuale al contempo. Pazza, completamente pazza.
Incredibile, una vera regina del palco. Senza di lei quel gruppo non esisterebbe.
Appena terminato il concerto sono poi volato a casa. Sarei dovuto andare ad una festa ma perché rovinarsi la serata col solito piattume di Roma Nord?
Meglio tornare alla base, assaporando lungo il viaggio di ritorno l’eco di quelle sensazioni così diverse provate durante quella bella serata, diversa e probabilmente unica.

Battles – Atlas [mp3]
Gossip – Heavy Kross [mp3]
Gossip – Standing in The Way of Control [mp3]

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Let’s talk about Tiny Tide

Tiny Tide

La cosa più bella che puoi provare quando ascolti della musica è l’avvertire la passione, ma soprattutto il divertimento dei ragazzi che l’hanno fatta.
E non è cosa banale.
Forse questa è la chiave del successo dell’indie pop di matrice scandinavo.
Si quel sound proprio di gruppi come gli Shout Out Louds che il sottoscritto ama tanto.
Eppure anche qua in Italia ci sono tante realtà musicali che sfornano musica di qualità.
Penso ai Canadians, ai Fake-P, ai Mersenne ed a tante altre band.

E ci sono anche i Tiny Tide.

Col Zonda, chitarra e voce della band, ci leggiamo ormai da diverso tempo e seppur la nostra conoscenza si limiti ai blog e a Last.fm devo dire che s’è creato un bel rapporto di stima e amicizia.
Giorni fa gli chiesi se mi poteva mandare del materiale della sua band e poco tempo dopo mi è arrivato un bellissimo dono da quel di Cesena: un loro EP. Emozione. Con un piccolo gift all’interno: Mark, ma chi è quella ragazza?
Ehm.. vabbé proseguiamo va..

I Tiny Tide sono una band che sguazza nel pop più allegro e solare, un pop fatto di chitarre, falò in spiaggia, ragazze e sbronze. Insomma musica per “noi” fatta da “gente come noi”.
Sarà per questo che ascoltando il loro EP ho sentito quella piacevolissima sensazione di “stare a casa”. E quando ascoltare una band ti fa sentire così significa che la musica di questa funziona davvero.
Il bello è che suonano, provano mille cose (basta seguire il blog della band per capire) e si dedicano anche alla sperimentazione. Si, perché questi oltre a suonare quell’indie pop sanno calarsi in territori elettronici, forti di collaborazioni con personaggi dall’indubbio talento musicale.
Insomma non ho potuto fare a meno di scrivere questo post per consigliare a tutti d’ascoltarli.
Perché le band di qualità vanno sempre e comunque supportate.
Poi se sono amici, io lo faccio a maggior ragione.

Complimenti, ragazzi.

Tiny Tide – Girls From Ronta [mp3]
Tiny Tide – Girls From Ronta (wikked edit) [mp3]
Tiny Tide – Tiny Train (wildheart edit) [mp3]
(Ok, le trovate pure su last.fm ma queste sono versioni “freschissime”)

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La mia prima volta

Ieri ho partecipato alla mia prima BlogBeer. Eh si, finalmente.
Ho conosciuto diversa gente, visto volti di persone che seguo quotidianamente su Twitter e di cui leggo i vari blog.
Da dire che mi sono un po’ troppo intimidito: come un poppante al primo giorno di scuola.
Almeno all’inizio. Poi mi sono sciolto anche io, eh. Però non abbastanza
Mi riprometto di essere più attivo e casinista la prossima volta.
Si, perché penso che ci sarà una “prossima volta”: è stata una bella esperienza e va ripetuta, perchè incontrare dal vivo gente come Senzastile, JJFlash, Robie06 ed EddyPedro è stato fighissimo.
Mica pe’ niente… so’ forti 🙂
Mi dispiace invece di non aver chiaccherato un po’ con Nemo, Kika23 e Bryenh. Sono stato decisamente poco “social” (e sicuramente un po’ cafone, specie con le ultime due) ma ricapiterà occasione per rimediare.
Pe’ fforza.
E la prossima volta mi porterò appresso anche la moleskine, così da segnarci nomi, contatti link. Sono mortificato di non ricordare tutti. Pessima questa cosa di non ricordarsi mai un cavolo.
Ma possiamo migliorare.
E miglioreremo.
Per quanto riguarda il giudizio finale sulla serata vi dirò che a coloro che mi hanno chiesto com’è andata ho riposto sinteticamente “situazione nuova, bella gente e caldo di Cristo”.
Infatti Giova’ la prossima volta facciamola all’aperto!
Trabant – Tonight Party (mp3)
The Teenagers – Make It Happen (mp3)

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Vergogna

Questo è un paese di merda. E lo si sapeva già da un pezzo. Però ogni giorno scopro cose che riescono a farmi avvilire sempre più. Ogni volta che pensi di aver toccato il fondo, ti accorgi che lì c’è qualcuno che sta scavando. Terrificante.
Oggi leggendo Felipe e Paz ho scoperto che un blogger (tale Sergio Sarnari, a cui va tutta la mia solidarietà) è stato denunciato penalmente per essersi lamentato del servizio poco soddisfacente di una ditta che gli ha fornito dei prodotti (credo si trattasse di mobili..). Ma non solo: oltre alla querela, è stata fatta richiesta di risarcimento per danni d’immagine per 400.000 (quattrocentomila) euro. Stiamo a cagando totalmente fuori dal vaso. In un paese dove la magistratura è lenta come il cucco, esiste la possibilità di denunciare chiunque, per qualsiasi pretesto.

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Anche totalmente a cazzo. Certe cose devono essere assolutamente regolamentate. Non si può vivere in questo clima da Far West, nel quale si deve vivere nel terrore di aver scritto qualcosa che possa dare fastidio a qualcun’altro.
Mi chiedo, al momento attuale dove cazzo siano finite le libertà di parola e di pensiero.
Ah, mi ero dimenticato di segnalarvi chi sono questi stronzi.

update
Dopo aver letto Giovy ho deciso di lasciare la mia firma qui.

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Sempre più Disconnesso

Chi è passato recentemente da queste pagine avrà notato un cambiamento radicale nell’immagine di questo blog. Effettivamente dopo aver speso diverso tempo navigando in rete alla ricerca di un tema che si adattasse alle mie esigenze, ho trovato quel che cercavo: un tema dall’aspetto grafico un po’ rude, ma sicuramente forte. Fondamentale per conferire quell’idea di personalità che è mancata fin’ora a questo mio accrocchio. Grande impulso l’ho avuto dopo aver letto quest’articolo di senzastile che, come già successo in precedenza, in qualche modo continua a contribuire ispirandomi e motivandomi nella ricerca e nello studio di soluzioni efficaci. Così dopo aver scelto il tema di base (in fondo alla pagina nella sezione About trovate i credits, più che doverosi) ho aggiunto quelle righe di codice per adattare il tema alle mie esigenze, arricchendolo di qualche piccola ma importante funzionalità.
Non mi voglio dilungare oltre. Credo di aver fatto un buon lavoro ma in ogni caso vi invito a segnalarmi eventuali malfunzionamenti o anche idee e suggerimenti per migliorare la navigazione.
Tutte le informazioni per l’aggiunta di funzioni come quelle per la visualizzazione della category images le potete trovare nel Codex di WordPress ed in WordPress Italy.

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California love

Why?

Magari. Però il concerto degli Why? m’ha fatto venire una voglia matta di States.
Di California.
Di cazzeggio a Venice Beach.
Che poi loro sono di Berkley. E dire che non ci sono mai stato.
Però ho visto Baywatch eh.
E poi con Google Maps e Flickr sognare ad occhi aperti è più facile.

Avrei potuto parlarvi del concerto, ma sicuramente qualcun’altro più bravo di me l’avrà già fatto.
O lo farà.
E’ stata una bella serata, questo posso dirlo.
Peccato per il pubblico. C’era poca gente e tra questi c’erano trogloditi chiassosi a sufficienza.

No, preferisco lasciare spazio alla musica. Come sempre.

Why? – The Hollows (mp3)

Why? – Fatalist Palmistry (mp3)

Why? – Rubber Traits (mp3)

Ma il batterista degli Why? è uguale a Damiano Tommasi!

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Rabbia

Mi chiedo se sia davvero tanto importante specificare che un assassino possa appartenere alla classica “buona famiglia” o che solitamente, fino al momento del crimine, si sia sempre comportato “da bravo ragazzo”. Porco cazzo vorrei sapere che differenza fa.

Hai ucciso. Sei un assassino. Sei un violento di merda. Uno che togliendo la vita ad un altro si è voluto elevare a divinità. Per quello che hai fatto, per quanto mi riguarda, hai meritatamente perso ogni diritto a calcare la terra su cui cammino. Non perché io sia speciale, ma perché come tanta brava gente provo ad aver rispetto della vita altrui. Magari delle idee no, però della vita si. Eccheccazzo.

Che tu ventenne possa subire la giusta pena, assieme ai tuoi amici che come te si sono costituiti. E che voi altri due, pezzi di merda che siete ancora in fuga, possiate essere catturati al più presto dalle forze dell’ordine, prima che qualcuno decida di farsi giustizia in modo per voi sicuramente più brutale e doloroso.

Cosa che sinceramente meritereste tutti.

Eppoi i nostri politicanti che non perdono mai occasione per sparare l’ennesima cazzata del giorno (#).

Che amarezza. Sono questi i giorni in cui mi vergogno di amare questo paese.

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Considerazioni becere

Scarlett Johanson pic
La verità è che ho sempre amato le brune. Comunque le preferisco alla bionde in generale. Forse perché da piccolo, per qualche oscuro motivo, ho visto le ultime un po’ più lontane da me: con ogni probabilità per questioni meramente cromatiche, vai a capire come ragiona un mentecatto nell’età della demenza infantile.
Deve essere anche per questo che da sempre amo Winona Ryder (e la vedo ancora ballare sotto leggeri fiocchi di neve o ghiaccio, come vi pare) e Claire Forlani per la quale impazzii, osservandola mentre guardava con i suoi stupendi occhi la morte interpretata da un rintontito Brad Pitt (#).
Da un paio d’anni a questa parte invece ho sviluppato un sentimento adorante anche per lei. Che stranamente è bionda. Finta bionda.
Ecco che tutto torna in effetti.

The Teenagers – Starlett Johannsson



Questo post è stato scritto dopo aver letto le affermazioni di un maestro.

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Esercizio di stile

A seguito della visione del magnifico sito di Yongfook, ho deciso di realizzare qualcosa di simile sfruttando gli strumenti in mio possesso, cioè WordPress (con i suoi plugin) ed la sommaria conoscenza di html, php e css. Mettendo insieme i vari pezzi ho realizzato un lifestream alternativo, ispirato fortemente a quello di Yongfook.

Di lifestream ne hanno parlato qualche giorno fa Sid05 ed il buon fedmor; cercando in rete si trovano varie soluzioni nelle quali i flussi di dati vengono aggregati e visualizzati per mostrare una progressione temporale delle varie attività. Sono in pratica dei semplici log. Tempo fa ne realizzai uno (#).

Io però sono troppo affascinato dall’approccio seguito dal webdesigner anglo-nippo-cinese (vive a Tokyo ed è, come dice lui, “half Singaporean Chinese, half British“), approccio in cui tutti questi dati provenienti da varie fonti si uniscono in un flusso che non è unidirezionale, ma che permette una interazione con chi visiona queste informazioni. In pratica, ogni tweet, ogni immagine postata su Flickr oppure ogni bookmark segnato su del.icio.us passa dall’essere supporto per la creazione di un eventuale articolo a diventare l’articolo stesso. In questa ottica ogni volta che utilizziamo i servizi cosìdetti “web 2.0”, noi produciamo contenuti fruibili e commentabili da parte degli altri “naviganti” del web al pari del classico post di un blog. Come se il nostro caro vecchio blogghe fosse in realtà distribuito nelle funzionalità per tutta la rete: voglio parlare di musica? Ascolto e taggo canzoni su Lastfm; voglio segnalare un sito interessante? Sfrutto il mio servizio preferito di social bookmarking per salvarmi il link lasciando assieme ad esso una mia nota. Poi ci sono Twitter, i calendari online e molto altro ancora. Sono diversi i modi con cui arricchiamo quasi inconsapevolmente il web.

Sid05 ha seguito questo tipo di strada creando un lifestream basato su Tumblr, efficace quanto spettacolare nella resa grafica. Passando da qui potrete trovare il suo lavoro, che – immagino – continuerà ad evolversi ancora. Altro interessantissimo progetto è quello di Kurai, il quale ha seguito l’approccio più estremo andando a fondere insieme lifestream e blog (esattamente quello che ha fatto Yongfook) scrivendosi da solo tutto il codice.

Ed ora il mio turno.

lifestream

Incuriosito ed ispirato da questi bellissimi progetti mi sono buttato a testa bassa tra codice php e fogli di stile, arrivando a realizzare un sito che – considerata la pochezza del mio livello di preparazione – è più che soddisfacente. Ovviamente, anche per quanto mi riguarda, i lavori proseguiranno con l’aggiunta di nuove funzioni e con una lenta (ma importante) opera di pulizia del codice. Quando avrò sistemato il tutto in modo meno approssimativo preparerò una piccola guida con notizie utili per la realizzazione di questa tipologia di sito con WordPress.

Tornerò sicuramente sull’argomento. Nel caso fossi stato poco chiaro, per chiarimenti e richieste d’approfondimento, lasciate un messaggio tra i commenti.

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La filosofia del cinguettare

Twitter
(immagine cortesemente sgraffignata da Twitter.com)

Mi hanno chiesto perchè mi accanisco tanto su Twitter. Ho risposto: “essenzialmente, per megalomania“.

Mi hanno chiesto in base a quale criterio io scelga le persone da seguire. Ho risposto “…certi perchè dicono anche cose interessanti. Altri soprattutto perchè sparano cazzate divertenti“.

Mi hanno chiesto se ci comunico con queste persone che seguo e se a loro volta questi seguano i twit del sottoscritto. Ho risposto che “per noi megalomani non è poi così importante saperlo. Comunque si, alla faccia vostra, stronzi“.

Dato che parlare con me è stato come parlare con un muro mi chiedo, non avrebbero fatto meglio ad iscriversi a Twitter ed a lanciare messaggi nel vuoto, piuttosto che rompere i coglioni a me?

In ogni caso non ne capirebbero lo spirito. C’è chi mandava messaggi per mare infilandoli nelle bottiglie. Io invece scrivo cagate su Twitter.

E mi sta bene così.