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I listen to bands that don’t even exist yet

Tee
Così su una maglietta si apostrofava la foga dell’hipster fomentato di conoscere e far sapere di conoscere band sempre nuove.

Per quanto il termine “indie” sia ormai vecchio, superato ed inflazionato non posso che ribadire il concetto: amo e amerò sempre l’Indie.
L’indie dei Built to Spill, dei concertini col pubblico di al massimo 10 persone perché la città è sotto un acquazzone, quello dei banchetti con cd e magliette venduti dagli stessi membri delle band, quello delle mail mandate via last.fm, myspace e facebook, quello che mi ha portato a conoscere tanta gente che stimo tramite i social network e la rete in generale, quello che il Pigneto è un’oasi felice, quello che menomale che c’è il Circolo.
Quello della musica che senti un po’ più tua anche perché hai l’illusione che – almeno all’inizio – non sia proprio di tutti. Perché negarlo?

Non è questione di spocchia o superbia.
È solo amore per una dimensione cui ancora riesco a godere di qualcosa che riesce ad emozionarmi.

La musica, appunto.