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Fare le cose “all’italiana”

Del ridursi ad uno stato inferiore e dell’accettare situazioni mediche e politiche intollerabili.

Ma voi quando dicono “qua si fa all’italiana, noi ci arrangiamo” non provate un profondo disagio? Tutta la mediocrità, il pressappochismo e l’inadeguatezza con cui non solo ci dipingono all’estero ma coi quali per qualche assurdo motivo noi stessi ci nascondiamo non vi fanno rabbia?
A voi piace essere considerati degli incompetenti, scansafatiche e incapaci? Vi piace essere il cugino scemo? Vi piace essere considerati delle piattole, dei parassiti?

A me no, per niente.

Penso sia fondamentale capire quanto serva assolutamente cambiare la percezione di noi stessi per poter cambiare quella che gli altri hanno di noi e il primo passo per farlo è il non accontentarsi più, pretendere sempre più da noi come dagli altri, lo studiare e capire, il non mandare giù bocconi amari perché “tanto che ci vuoi fare”, il non subire più tutto passivamente e in silenzio.

Ecco, tutto questo per dire che se si parla di tamponi e test sierologici facendo emergere che ad oggi non si sa ancora chi li farà, dove, come e chi poi li analizzerà (spero) rapidamente e che siamo indietro rispetto ad altre nazioni europee dove si sono già organizzati perché esiste da tempo un piano d’azione beh io mi incazzo. E se poi mi sento dire “vabbè, qua si fa all’italiana, ci arrangeremo” mi incazzo e mi incazzerò ancora di più.

Voi che come me siete furiosi, non siete stanchi di dover covare così tanta rabbia? Io tantissimo.

cover image da Il Post

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